Descrizione
L’originalità di questo piccolo gioiello della letteratura psichiatrica è che travalica fin dalla prima pagina i limiti che ogni genere letterario descrive. Il manicomio stesso è trasformato in un “non manicomio”. Da queste pagine e dalle illustrazioni che l’accompagnano escono fantasmi (gentili) che prendono corpo e diventano persone.
“Una volta, in una favoletta scritta da alcuni colleghi, l’Ospedale è stato paragonato ad un castello circondato da una nebbia che avvolge coloro che entrano e non li lascia più uscire. Come farò ad uscire dalla nebbia dove vagano e mi trattengono i miei fantasmi gentili? Forse l’unica possibilità di rompere l’incantesimo è di portarli fuori con me, dentro di me…”
Sfaccettature, cristalli, che brillando descrivono, ciascuno con il suo linguaggio specifico e universale nel contempo, emozioni in cui riconosciamo noi stessi. I fantasmi gentili entrano in noi, ci parlano e ci invitano a non avere paura, ci indicano la strada.
Un’opera straordinaria capace di rendere intellegibile ciò che sembra oscuro, evidente l’invisibile, attraverso un’incredibile molteplicità di linguaggi (fumetti, in particolare, ma anche quadri, oggetti realizzati da “matti” e donati all’Autrice). Proprio perché supera le parole, non ce ne sono di adeguate per descrivere questo coro ben intonato in cui ognuno può aggiungere o trovare la sua voce.
Nell’immagine qui sotto, al centro la prof Nausica Muzio Ravina, assieme al gruppo che ha contribuito alla realizzazione del volume