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E parolle dö gatto 10 edizione 2016

15.00

Dizionario genovese-italiano di termini, insulti, locuzioni, e proverbi assolutamente sconvenienti

Informazioni aggiuntive

Autore

Categoria

Genova e Liguria, Società, Società e costumi, Storia regionale, Usi e costumi tradizionali

Data di Pubblicazione

2016-06-30

ISBN

978-88-8163-903-8

Legatura

Rilegato

Numero di Pagine

164

Descrizione

DECIMA EDIZIONE – Oltre 5500 insulti per ridere di gusto

Insulti, locuzioni, scurrilità e proverbi di antica tradizione popolare in questo curioso e insolito dizionario genovese-italiano.
Frutto di una lunga e accurata ricerca e di un’elaborazione sistematica, è un testo di divertentissima lettura e d’indubbia utilità per una migliore conoscenza delle espressioni gergali e dei costumi del genovesato.
Il dizionario è uno dei best-seller di Erga Edizioni e giunge al non comune traguardo della decima edizione. Un indubbio successo l’editore e per l’Autore, studioso e saggista di riconosciuta competenza per la storia e il costume di Genova e della Liguria.


“E PAROLLE DO GATTO” UTILIZZATO DALLA CORTE DI CASSAZIONE PER MOTIVARE L’ASSOLUZIONE DELLE “BELINATE”
«Stai zitto e non dire belinate». Con quella frase, una donna residente nel Tigullio pensava di aver messo la parola fine alla diatriba, per questioni legate a un’eredità, con il cognato. Quella frase, invece, non era che l’inizio di una lunga querelle giudiziaria con l’uomo sentitosi ingiuriato. Dopo due gradi di giudizio, con la donna condannata prima dal giudice di Pace di Rapallo (nel 2012) e quindi dal Tribunale di Genova nel 2014 alla pena di 260 euro di multa, oltre al risarcimento dei danni e alla refusione delle spese legali, c’è voluta la Cassazione per sdoganare un termine tipico del dialetto ligure. Secondo la suprema corte, (sentenza numero 35027/2015), rivolgersi a qualcuno in modo maleducato è certamente scorretto, ma non sempre costituisce un’offesa all’onore e al decoro di una persona. Ma la donna non si è arresa, e l’avvocato difensore si è presentato ai giudici romani della V Sezione con il dizionario “E parolle dö gatto” alla mano: nel libro è precisato che con il termine «belinâta» si intende scherzosamente una «sciocchezza» o un «errore». I giudici hanno accolto questa tesi “dialettale”: riconoscono che l’espressione usata sia stata «sicuramente scomposta e ineducata», ma andava inserita nel contesto in cui era stata pronunciata.

Da IL SECOLO XIX del 17 ottobre 2015

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