Descrizione
L’autoritratto amaro, contraddittorio e tragicomico dell’uomo moderno che si crede potente, giunto all’appuntamento con la sua coscienza, con i ricordi, le speranze della propria gioventù.
Il cinismo, la nevrosi della vita quotidiana e professionale, diventano l’occasione per scoprire, tra cattiveria, nodi irrisolti, bugie e atti mancati, il potere salvifico dell’amore e del sogno.
Un testo veloce dove però prevale il senso opprimente di una esistenza proiettata tutta verso l’interiorità delusa, il rimpianto doloroso seppur celato con mille trovate.
Il gallerista è maniacale, perdente, vile, violento, una creatura a tratti turbata e spietata, che si sente stretta tra la propria condizione umana e il desiderio di possesso e potere. Il suo è immancabilmente un destino tragico e comico allo stesso tempo. L’azione si svolge tutta all’interno di una galleria dove si sta allestendo una mostra, il protagonista logorroico trascorre le sue giornate convulse in attesa di una battaglia conclusiva (forse la mostra che lo consacrerà di fronte al mondo?), che però stenta a concretizzarsi. L’aiutante (muto) è forse quello che mostra i connotati più interessanti. Questi è incapace di stringere un contatto umano con i quadri e di andare oltre la mera superficie o apparenza delle cose come fosse un’incarnazione della purezza, del concetto intatto di civiltà.