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Shodō Coronavirus – IL VASO DI PANDORA Vol XXVIII n. 2 – 2020

10.00

Appunti di viaggioPrefazione di Giovanni GiustoPostfazione di Andrea Narracci

Informazioni aggiuntive

Autore

Categoria

Filosofia, storia e scienze umane, Il Vaso di Pandora, Medicina, Medicina e Benessere, Saggistica

Data di Pubblicazione

2020-10-01

ISBN

978-88-3298-207-7

Legatura

Brossura

Numero di Pagine

86

Descrizione

Il dolore e la paura provati hanno messo in luce la capacità dell’Autore di produrre pensiero. Questo pensiero ci porta a intraprendere un viaggio con l’autore tra l’onirico e il reale, tra il compreso e il capito, tra il percepito e il sentito.

A fronte di molta cronaca e informazioni in merito al Coronavirus, diffuse attraverso i mass media, ho ritenuto potesse essere utile una testimonianza diretta. La sofferenza provata in questa esperienza credo possa essere promotrice di possibili iniziative creative del mio pensiero, valorizzando in modo significativo il concetto di speranza sia nella vita privata che professionale. Questa esperienza di malattia espone in modo del tutto inaspettato ad un fenomeno decisamente conosciuto e prevedibile: la paura. Uno stato di salute, intaccato in pochi giorni, ti proietta in una dimensione impersonale, anonima, aliena, in cui la percezione del tempo si modifica rallentandosi, gli operatori sono assolutamente resi irriconoscibili da divise che non lasciano trapelare indizi, segni identificativi”.

Mi sono rifatto volutamente a concetti e riferimenti culturali orientali, oltre che per un mio interesse personale, che nasce dalla cultura orientale in generale per le arti marziali, e in particolare, nel merito non solo tecnico ma della loro valenza culturale, storica e spirituale, anche per motivi diversi, al fine forse di dare o forse di non dare un ordine prestabilito ai pensieri, di negare almeno apparentemente un principio ordinatore, descrivendo liberamente la mia esperienza e quanto mi è successo a partire dai fatti. Riportare la nuda e spoglia cronaca che danza con sentimenti primitivi, semplici da descrivere, e correre o inciampare ma favorendo in modo libero lo sviluppo di pensieri ed emozioni capaci di trovare riposo su di uno scritto o diventare propulsori di nuove iniziative creative, trasformando il dolore in un processo capace “forse” di migliorarmi o migliorarci in una sorta di Rinascimento 2.0. Non ultimo, per alcuni aspetti legati alla tradizione”. (Luca Gavazza, Psicologo Clinico e di Comunità. Direttore di Comunità Terapeutiche Gruppo La Redancia).

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