Descrizione
Catalogo della mostra personale Geppo Monzio Compagnoni “REALTÀ VISIONARIA” a cura di Daniele Grosso Ferrando
GENOVA – Palazzo Ducale dal 9 al 19 maggio 2019
Organizzazione EventidAmare di Pietro Bellantone
Geppo Monzio Compagnoni nasce a Bergamo da una famiglia di decoratori e vive a Rovegno in Liguria. Artista autodidatta, non appartiene a nessuna corrente artistica. Le sue opere raccontano, in uno stile altamente originale, storie autobiografiche e drammi sociali, con uno sguardo ora ironico ora amaramente critico. Anticonformista e stravagante, Geppo dipinge come un artista del passato, curando ogni minimo dettaglio, grazie a una eccezionale perizia tecnica e a una precisione certosina.
Acuto osservatore sia dell’animo umano sia del mondo che lo circonda, Geppo descrive l’umanità e soprattutto la disumanità dei suoi protagonisti, in opere che si leggono come un libro di storia. I suoi quadri sono racconti di vite e di sofferenze, dai neri d’America ai deportati di Auschwitz, dai nuovi migranti ai disastri ecologici, ma narrano anche il riscatto sociale grazie alla musica e alla solidarietà.
Come uno spettatore curioso e stupito, Geppo osserva e riflette sui falsi miti del mondo, trasformando la realtà in visioni personali, “oniriche” e disincantate, ma mai meramente illustrative. Come un veggente metafisico, Geppo coniuga immagini che rivelano un mondo distonico e capovolto nei suoi valori umani e sociali, dove la “normalità” è una nave di migranti/deportati o un bambino che la cicogna porta in un mondo senza futuro. Come un alchimista d’altri tempi, Geppo seduce con il colore che si accorda sempre in armonie tonali, frutto di una lunga e appassionata ricerca. Geppo è tanti pittori in uno dal momento che mescola elementi che vanno dal realismo alla metafisica al surrealismo, ma interpretati con un timbro originale che ne fanno un artista singolare sempre fuori dal coro.
Geppo Monzio Compagnoni dice di sé:
“Nasco come tanti nel 1951 da una bottega di pittori decoratori ecc. ecc. studiare non se ne parla, mi piacciono boschi, fiumi e la ciufetula, che da piccolo ero convinto avesse le ali. Inizio la mia battaglia nel 1967 a Dalmine, tra matite, pastelli, tempere, oli, acrilici. Racconto storie con la pittura, come si raccontano con le canzoni: come hanno fatto e fanno Fabrizio De André, Leo Ferré, Francesco Guccini e Augusto Daolio, Ivano Fossati, Franco Battiato… oppure racconto di questo sistema globale che sotto la crosta di miele nasconde brandelli di lebbra. Il mio stile di pittura lo lascio dire agli stilisti, che, del resto, è più importante apparire che essere. Questo è la moda. Sto nell’umiltà e ci sto bene.”